Dal Carcere alla comunità terapeutica

 Il progetto è nato dalla constatazione della problematica situazione nella quale il sistema carcerario si trova, una situazione critica per le condizioni di sovraffollamento legato all’alto numero di detenuti presenti. Tra i detenuti è significativa l’incidenza di persone con problemi di dipendenza e abuso di sostanze psicotrope ma pochi, a tutt’oggi, sono coloro che beneficiano di misure cautelative e/o alternative alla detenzione e di trattamenti sia ambulatoriali che residenziali in comunità terapeutica. Inoltre, da un’analisi della letteratura esistente, si rileva una scarsità di studi relativi all’utilità di percorsi terapeutici come alternativa alla detenzione per persone con problemi di dipendenza.

Alla luce di queste considerazioni, l’obiettivo che il progetto si pone è quello di avviare, portare avanti e sviluppare una riflessione sulle seguenti tematiche:

  • Definizione di procedure idonee per il passaggio dal regime detentivo a quello alternativo in programma residenziale di trattamento

Individuazione di criteri di inclusione ai trattamenti residenziali, dal punto di vista clinico

  • Individuazione di eventuali modifiche da introdurre nei programmi residenziali per l’accoglienza di persone che provengono dalla detenzione
  • Individuazione di strumenti per una comunicazione efficace tra gli staff terapeutici e la magistratura

Il progetto è stato ideato con la collaborazione dell’Associazione Itaca Italia, delegazione italiana di Itaca Europa, associazione europea degli operatori professionali delle tossicodipendenze, e grazie al contributo della Regione Toscana che ha accordato il rinnovo del finanziamento per la prosecuzione e l’approfondimento dei lavori nel corso dell’anno 2013/2014.

La fase iniziale del progetto ha previsto il coinvolgimento di varie figure professionali, tecniche e operative degli Enti Ausiliari della Regione Toscana e una sensibilizzazione verso il fenomeno cha ha suscitato interesse generalizzato

E’ stata realizzata una ricerca finalizzata all’individuazione dei tratti di personalità tipici dei tossicodipendenti detenuti che ha visto coinvolti 263 soggetti suddivisi in base a regime di libertà (regime detentivo/non detentivo), condizione giuridica (presenza/assenza di precedenti penali), tipo di trattamento (ambulatoriale, residenziale), ai quali è stata somministrata una batteria di test psicodiagnostici (PTI, PPI-R, BIS-11, TAS 20). L’individuazione dei soggetti è stata possibile grazie alla collaborazione e all’adesione al progetto da parte del carcere di Firenze e di Pistoia, di varie Asl del territorio (Asl 3 di Pistoia, Asl 4 di Prato, Asl 10 di Firenze) e di numerosi Enti Ausiliari della Regione Toscana (Associazione San Benedetto di Livorno, Associazione Insieme di Firenze, CeiS di Firenze, Livorno, Lucca e Pistoia, Cooperativa Estate di Prato).

I risultati della ricerca sono stati presentati nell’ambito del Convegno “Dal Carcere alla Comunità terapeutica”, che si è tenuto il 27 e il 28 ottobre 2011 presso il Centro Congressi dell’Hotel Mediterraneo di Firenze e ha vito una nutrita partecipazione da parte degli operatori del settore. In sintesi, dagli interventi e il confronto tra i relatori che hanno partecipato al Convegno, è emersa innanzitutto la necessità di una maggiore integrazione e costruzione di protocolli ad hoc tra Magistratura di Sorveglianza e Comunità terapeutiche, che hanno linguaggi e mandati differenti. Inoltre, da un punto di vista trattamentale, gli addetti ai lavori sembrano concordare sul fatto che non sia necessario un programma comunitario specifico per persone provenienti dal carcere, ma piuttosto chiedersi quali

detenuti tossicodipendenti le comunità vogliono/sono pronte ad accogliere nei propri programmi, affinando quindi sempre più le tecniche di conduzione dei colloqui di valutazione e l’utilizzo di strumenti idonei.
Nel corso del 2014 il progetto proseguirà con la costituzione di un piccolo gruppo di operatori che operano nel sistema delle dipendenze con l’obiettivo, non solo di scambio di dati e buone prassi, ma anche di curare pubblicazioni specifiche che aiutino la riflessione e lo scambio.

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